Riportiamo in questa pagina tutte le notizie che ci segnalate
che parlano di noi come Associazione, del "Tuscania" o del singolo Socio per le sue attività
nel Sociale.
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Fonte Angelo Siciliano sito www.angelosiciliano.com
In quest'articolo, l'Autore cita la presenza dei Carabinieri
Paracadutisti nella sfilata a Trento.

I
CARABINIERI A TRENTO PER IL XVI° RADUNO NAZIONALE

La
sfilata
Il
15, 16 e 17 aprile 2005 si è svolto a Trento il XVI raduno
nazionale dell’Associazione Nazionale dei Carabinieri (ANC).
Era
stato preparato per tempo, dal Comitato organizzatore, un programma
fitto e vario che prendeva avvio, da sabato 9 aprile, con
l’inaugurazione presso il Castello del Buonconsiglio di una mostra
d’arte, in cui erano esposte al pubblico le opere d’arte sacra
rubate, principalmente nelle chiese, e ritrovate grazie
all’attività investigativa dello speciale nucleo dei carabinieri
che opera in questo settore.
Venerdì
15, dopo l’incontro dei rappresentanti dell’ANC con le autorità
politiche provinciali, si sono tenuti la cerimonia d’inaugurazione
della Caserma, sede del Comando Compagnia CC, con il concerto della
Fanfara del 3° Battaglione Carabinieri Lombardia a Riva del Garda e
il Concerto della Banda dell’Arma dei Carabinieri a Rovereto.
Sabato
16, purtroppo, la pioggia ha disturbato l’attuazione del programma
che prevedeva il lancio di paracadutisti, l’esibizione del gruppo
cinofili e rocciatori. La Santa Messa, che era prevista
all’aperto, nello Stadio Briamasco di Trento, si è dovuto
celebrarla in Duomo, dove ha officiato l’arcivescovo Bressan. In
seguito l’emittente Telepace l’ha trasmessa in Mondovisione.
Sabato
sera a Trento, capoluogo di una provincia ricca di storia e cultura,
ma anche di bande musicali e cori polifonici, presente il comandante
dell’Arma, il generale Luciano Gottardo, la Banda dell’Arma dei
Carabinieri si esibiva nel Teatro Sociale gremito di pubblico, che
applaudiva calorosamente l’esecuzione di brani d’opere liriche,
sinfoniche e allegre marce, come quella di Radetzky che chiudeva la
serata.
Domenica
17, il tempo è stato clemente e Trento, terra degli alpini –
personalmente ricordo il loro oceanico e festoso raduno nazionale
della fine degli anni Settanta –, si è potuta stringere attorno
ai 50.000 radunisti che, partendo da Piazza Dante, attraversavano
Via Belenzani e confluivano in Piazza Duomo dove suonava la Fanfara
del 3° Battaglione Carabinieri Lombardia ed era stato allestito il
palco d’onore per le autorità.
Centinaia
le sezioni dell’ANC provenienti da tutta l’Italia, in
rappresentanza di regioni, province e comuni, e anche dall’estero
sfilavano con bandiere, striscioni e stendardi.
Ma a
sfilare non erano solo i carabinieri in pensione, con la loro divisa
differente da quella dei carabinieri in servizio. Sfilavano anche
tante signore e ragazzini, certamente parenti dei radunisti. Alcuni
ragazzini, maschi e anche femmine, sfilavano come mascotte in
perfetta divisa di carabinieri. Anche un cagnolino, accanto alla sua
padrona, sfilava con i simboli distintivi dell’Arma.
Sfilavano
con i propri striscioni, anche le signore del gruppo delle
Benemerite, che sono cosa diversa dalla Benemerita che è l’Arma
dei carabinieri.
Erano
tantissimi i sindaci che accompagnavano le sezioni dei propri comuni
d’appartenenza.
Tante
le sezioni in rappresentanza della Toscana, con in testa
Carabinieri
Paracadutisti.
Per
il Trentino sfilavano i sindaci di tutti i comuni della provincia
con i relativi gonfaloni, accompagnati dai comandanti delle locali
stazioni dei carabinieri.
Fedeltà
e abnegazione, orgoglio d’appartenenza, spirito di corpo, senso
del dovere, unione coesa tra congedati e militari in servizio,
fusione tra carabinieri di ieri e quelli di oggi radicati al passato
ma proiettati al futuro, sono tutti connotati autentici e
imprescindibili degli appartenenti all’Arma e resta sempre attuale
ciò che diceva il generale Dalla Chiesa: «Si nasce con gli alamari
cuciti sulla pelle.».
Questo
raduno ha mostrato la capacità dei carabinieri di sapere aggregare
attorno a sé la gente. E la gente ha risposto con entusiasmo a
questa festa mostrando la propria riconoscenza per l’Arma, per ciò
che essa rappresenta sul territorio in termini di prevenzione e
controllo, ma anche di sicurezza per i cittadini.
Il
palco delle autorità era gremito. Da Roma erano arrivati il
ministro della difesa Antonio Martino e quello per i rapporti con il
Parlamento Carlo Giovanardi che, da ex carabiniere, non si lasciava
sfuggire l’occasione per sfilare col gruppo dei radunisti suoi
concittadini.
Le
autorità locali presenti, dal Sindaco di Trento Pacher al
Presidente della giunta provinciale Dellai e agli altri due
Presidenti Magnani e Bezzi, avevano parole d’apprezzamento per la
manifestazione e per l’opera che i carabinieri svolgono sul
territorio.
Il
senatore Marco Boato rimarcava che oggi l’Arma dei Carabinieri è
sinceramente democratica; sono lontane le ombre legate al terrorismo
altoatesino degli anni Sessanta e Settanta del Novecento, ed è
significativo che da Laives (BZ) ora partano carabinieri in missione
di pace.
Il
Commissario del governo, Alberto De Muro, in un’intervista
ringraziava la città di Trento per il calore e l’affetto con cui
ha accolto i partecipanti a questa bellissima manifestazione.
A
chiusura della sfilata veniva comunicato che l’8 giugno prossimo,
a Piazza di Siena a Roma, ci si ritroverà per la festa nazionale
dell’Arma dei Carabinieri, mentre il XVII raduno nazionale del
2006 si terrà a Bari.
Breve storia dei Carabinieri, dell’ANC e
delle Benemerite
L’Arma dei Carabinieri
Quella dei carabinieri è la più antica delle nostre cinque armi.
Fu fondata a Torino nel 1814 sotto Vittorio Emanuele I re di
Sardegna.
Con
l’unità d’Italia, divenne la prima arma del nuovo esercito
nazionale e nel 1864 si guadagnò l’appellativo di Benemerita.
La
sua storia s’intreccia con le più importanti vicende storiche del
nostro paese. Partecipò alle guerre d’indipendenza e famosa
rimane la sua carica di Pastrengo. Prese parte alla guerra di Crimea
distinguendosi nella battaglia della Cernaia. Represse il
brigantaggio nelle regioni meridionali. Partecipò sia alla prima
che alla seconda guerra mondiale. Prese parte anche alla Resistenza
e alla guerra di liberazione ed ebbe i
suoi caduti. Da ricordare il gesto eroico di Salvo D’Acquisto,
elevato in seguito agli onori degli altari.
Resta
la macchia del 1964, vale a dire lo scandalo SIFAR del presunto
golpista generale De Lorenzo, che rappresentò qualche rischio per
la nostra democrazia e innescò preoccupazioni, infiniti dibattiti e
polemiche politiche.
L’Arma
dei Carabinieri partecipa a garantire la sicurezza in Italia,
svolgendo le proprie funzioni di mantenimento dell’ordine
pubblico, prevenzione e repressione dei reati con proprie stazioni
in buona parte dei comuni italiani e in concorso con altre forze di
polizia, quali Polizia di Stato, Corpo di Guardia di Finanza e anche
Polizia Penitenziaria e Corpo forestale dello Stato.
Ha
propri nuclei operativi specializzati in tanti settori:
investigativi, antisofisticazioni, tutela del patrimonio artistico e
culturale, antidroga, investigazioni scientifiche ecc. Ha un proprio
servizio aereo dotato di elicotteri, un centro subacqueo e un
servizio navale, con unità costiere e d’altura. Ha un battaglione
paracadutisti e reparti presso la Nato. Ha un centro cinofilo. Ha un
proprio centro sportivo per lo sci, scherma, tiro a segno,
pentathlon, judo e karatè. Comprende i Corazzieri, che sono le
guardie del Presidente della Repubblica italiana.
L’Arma
dei Carabinieri partecipa, nell’ambito di accordi sovranazionali,
anche ad organismi militari interforze o di polizia internazionali
per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale
nelle aree d’intervento, e realizzare in esse condizioni di
sicurezza ed ordinata convivenza. Tali aree sono Bosnia-Herzegovina,
Kosovo, Albania, Etiopia-Eritrea, Afganistan e Iraq. Ha subito gravi
perdite come nell’attentato di Nassirya.
In
attuazione dell’Accordo di Schengen, l’Arma ha sviluppato
proprie linee d’indirizzo miranti all’intensificazione dello
scambio d’informazioni sui fenomeni criminali emergenti, al
traffico di stupefacenti, all'individuazione delle migliori
procedure operative di contrasto, alla diffusione delle esperienze
investigative rivelatesi di maggiore efficacia e alla formulazione
di proposte per rendere omogenee le legislazioni nazionali.
Nell’ambito
della cooperazione internazionale militare, mirante a consolidare la
stabilità internazionale per meglio garantire la sicurezza
nazionale, l’Arma ha stipulato l’accordo FIEP (acronimo composto
dalle iniziali dei primi quattro Paesi firmatari: Francia, Italia,
Spagna e Portogallo) cui aderiscono anche la Gendarmeria
Nazionale francese
e la Guardia
Civile spagnola,
la Guardia Nazionale Repubblicana portoghese, la Gendarmeria
turca,
la Koninklijke
Marechaussée olandese
e la Gendarmeria
Reale marocchina.
Ha
sottoscritto accordi tecnici bilaterali con la Gendarmeria
rumena, le
Truppe Militarizzate Interne dell'Ucraina,
le Forze
Armate del Qatar e
la Gendarmeria Nazionale Argentina, sempre nell'ottica di ampliare
le esperienze di cooperazione in materia d’addestramento,
formazione dei quadri, sistemi informatici, pubbliche relazioni e
rapporti con il pubblico.
L’Associazione
Nazionale Carabinieri
L’Associazione
Nazionale Carabinieri fu costituita a Milano nel 1886 come
“Associazione di Mutuo Soccorso tra congedati e pensionati dai
Carabinieri Reali”, con l’obiettivo di rinsaldare i vincoli
d’attaccamento all’Arma e dare un aiuto tangibile a chi si fosse
trovato in difficoltà. Da essa si sarebbe arrivati in seguito
all’associazione che oggi conosciamo, con sezioni su tutto il
territorio nazionale e anche all’estero.
Sono 1696
le sezioni dell’ANC sul
territorio nazionale. All’estero le sezioni sono 24:
Canada (Montreal, Ottawa, Toronto, Vancouver, Calgary), Brasile (San
Paolo, Valença), Uruguay (Montevideo), Argentina (Buenos Aires,
Rosario), Australia (Adelaide, Perth, Sydney, Melbourne), Gran
Bretagna (Londra), USA (New York, Boston), San Marino, Francia
(Parigi), Belgio (Bruxelles), Sud Africa (Johannesburg), Svizzera
(Lugano, San Gallen) Germania (Saarbrucken).
Gli
iscritti sono
circa 205.000, di cui circa
1.000 all'estero, in congedo dall’Arma o familiari simpatizzanti.
I
carabinieri in servizio
sono oltre 115.000 e il Comandante
Generale dell'Arma, a norma dell'articolo 1 dello Statuto, è
presidente onorario dell'Associazione.
Le
cariche sociali sono assunte su base volontaristica e sono tutte
elettive.
L’Associazione
è apolitica e i suoi scopi sono: promuovere e cementare i vincoli
di cameratismo e di solidarietà fra i militari in congedo e quelli
in servizio dell’Arma, e fra essi e gli appartenenti alle altre
forze armate ed alle rispettive associazioni; tenere vivo fra i soci
il sentimento di devozione alla Patria, lo spirito di corpo, il
culto delle gloriose tradizioni dell’Arma e la memoria dei suoi
eroici caduti; realizzare,
nei limiti delle possibilità, l'assistenza morale, culturale,
ricreativa ed economica a favore degli iscritti e delle loro
famiglie.
I
soci dell’ANC si distinguono in effettivi e simpatizzanti.
Sono
soci effettivi i militari, anche d’altre Armi, Corpi e servizi,
che prestano o hanno prestato servizio nell’Arma dei Carabinieri.
Sono
soci simpatizzanti i familiari maggiorenni, d’ambo i sessi, che
siano discendenti o congiunti di militari in servizio o in congedo
dell’Arma dei Carabinieri.
Chi
desiderasse iscriversi, può consultare l’elenco "L’ANC in
Italia e all’estero" ed individuare la sezione competente sul
comune di residenza o domicilio e prendere contatto con i dirigenti
della stessa.
Per
l’iscritto vi sono alcuni vantaggi ma è tenuto ad indossare,
per le occasioni ufficiali, l’uniforme
sociale così composta: bustina, che può essere sostituita dal
basco (nero, cremisi, rosso a seconda delle specialità in cui si è
prestato servizio attivo), sulla quale deve essere applicato il
fregio e il grado rivestito (soci effettivi); sopracolletto con
Alamari (senza stellette) (soci effettivi); pantaloni grigi; camicia
azzurra; cravatta sociale; giacca bleu, con logo di panno o metallo
applicato sul taschino; scarpe nere.
Ma
l’ ANC, da alcuni anni, non è più solo manifestazioni
intese a favorire i sentimenti di devozione alla Patria, la
solidarietà con le Forze Armate, lo spirito di Corpo, la memoria
dei Caduti. Al suo interno è cresciuta la coscienza civile ed essa
ha saputo avviare e consolidare nel tempo
un’intensa e crescente attività di volontariato. È cresciuto il
suo impegno nel sociale e sono oltre 50.000 gli iscritti che fanno i
volontari in svariati settori: musei e aree archeologiche,
biblioteche, protezione civile, assistenza anziani, portatori di
handicap e persone in stato di bisogno, assistenza all’esterno
delle scuole, prevenzione incendi e inquinamento ambientale,
assistenza nei centri d’accoglienza per immigrati, ricerca persone
con nuclei cinofili, telefono amico, assistenza ambulanza, cura dei
monumenti, ripristino sentieri boschivi, ripulitura spiagge,
assistenza all'interno degli ospedali, raccolta cibo e indumenti
ecc.
I
suoi volontari sono intervenuti nelle emergenze causate dalle
calamità naturali: terremoto in Umbria e nelle Marche del 1997, l’alluvione
in Piemonte e la frana di Sarno del 1998, la missione italiana in
Kosovo e Albania del 1998-1999, l’alluvione di Soverato e l’esondazione
del Po nel Nord Ovest del 2000.
L’ANC
ha saputo adeguarsi ai tempi e ha sviluppato le sue potenzialità
conquistandosi credibilità presso la società civile e ha ricevuto
numerosi attestati di benemerenza da istituzioni pubbliche e
private, di cui uno dal Presidente della Repubblica.
Le
Benemerite
Il
gruppo delle Benemerite dell’Arma, nato solo da qualche anno, è
un’associazione femminile, i cui iscritti sono familiari
dei militari in servizio o in congedo dall’Arma dei Carabinieri, e
ha sede presso l’ANC.
Le
Benemerite partecipano alle manifestazioni dell’Arma e dell’ANC.
Fanno
mutuo soccorso tra i soci anziani e i loro familiari bisognosi
d’assistenza.
Collaborano
con i servizi sociali dei comuni d’appartenenza, coadiuvano le
polizie municipali nella tutela della
quiete pubblica, anche con funzioni di prevenzione dei fenomeni
collegati alla pedofilia ed allo spaccio di droga, nonché del
decoro cittadino e del rispetto dei regolamenti comunali.
Tengono sotto osservazione i comportamenti irregolari, ripetitivi e
diffusi, in particolare nelle aree circostanti le strutture
scolastiche e nelle principali aree a verde
pubblico dei centri abitati, per individuare potenziali atti
illeciti.
Zell, 4 maggio 2005
Angelo Siciliano
(www.angelosiciliano.com)

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Edoardo Alessi è stato il primo Comandante del Btg.
Carabinieri Paracadutisti.
Comunicato
stampa
La
Casa Editrice Stylos di Aosta, in collaborazione
con la
Presidenza della Regione Autonoma Valle d’Aosta
e la
Città di Aosta, è lieta di comunicare che martedì
26 aprile 2005
alle
ore
18.00
presso
il Salone
Ducale del Municipio, Piazza Chanoux, 1 –
Aosta
verrà
presentato il volume:
Un
eroe valdostano. Il Tenente Colonnello dei Carabinieri Reali Edoardo Alessi
/ di Pietro Buttiglieri e
Michele Maurino
Interverranno,
insieme agli Autori:
Guido
Grimod,
Sindaco della Città di Aosta
Carlo
Perrin,
Presidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta
Marco
Brunazzi,
docente di Storia contemporanea,
Università
di Bergamo
Coordinerà
il dibattito:
Sabrina
Brunodet,
direttore editoriale della Casa editrice Stylos
Si
riporta, qui di seguito, una breve scheda del volume e la biografia essenziale
degli autori:
“Un
eroe valdostano”: questo il titolo, efficacissimo, scelto dagli autori del
presente volume per sintetizzare la parabola, umana, civile e militare, di un
martire della Resistenza, il Tenente Colonnello dei Carabinieri Reali Edoardo
Alessi. Un eroe “dimenticato”, così spesso viene considerato
quest’uomo, che non ha esitato a sacrificare la propria esistenza per
perseguire, con convinzione, lealtà ed onore, quegli ideali di libertà,
democrazia e fedeltà alla Patria che lo hanno sempre animato e sorretto, fin
dalla sua giovinezza, quando, spinto da un’intima vocazione, si arruolò
volontario nel corpo degli artiglieri, intraprendendo così quella che si
rivelerà una fulgida carriera militare, trascorsa per lo più al servizio
dell’Arma dei Carabinieri Reali, con una felice parentesi nella specialità
dei paracadutisti della stessa Arma, di cui contribuì a scrivere la prima
pagina eroica. La sua temerarietà e il suo ardimento gli valsero due medaglie
di bronzo al valor militare e un’altra d’argento alla memoria; e
soprattutto un imperituro ricordo presso gli abitanti della sua terra
d’elezione, la Valtellina. Nativo di Aosta, abbandonò appena diciottenne le
sue amate vette, ma non dimenticò mai le sue origini valdostane e ritrovò
nella città di Sondrio quella solidarietà e quella discrezione tipiche delle
popolazioni alpine. Un legame stretto, dunque, quello con la Valtellina, come
attestano le numerose testimonianze raccolte in questa puntuale ed articolata
biografia, che divenne indissolubile quando Edoardo Alessi, assunto il nome di
battaglia di “Marcello”, si accollò il comando della 1a
Divisione Alpina Valtellina che concorse in modo decisivo alla liberazione
dell’alta Italia dall’oppressione del regime nazifascista. La sua vile
uccisione, all’alba del 26 aprile 1945, non ci ha privato solo di un
“eroe”, ma soprattutto di un uomo retto ed onesto che questo saggio
contribuisce a rivelare nella sua pienezza ed integrità, affinché il suo
esempio, come splendidamente sottolineano i due autori, Pietro Buttiglieri e
Michele Maurino, «come un seme caduto in terra fertile», possa germogliare e
mai morire.
Marco
Brunazzi
Pietro
Buttiglieri
è nato a Susa, in provincia di Torino, l’8 settembre 1959. Dopo una breve
esperienza lavorativa presso alcune industrie metalmeccaniche, giovanissimo
sceglie di seguire le orme paterne e, nel 1979, si arruola nell’Arma dei
Carabinieri. Ha frequentato il 72° Corso Allievi Carabinieri Ausiliari e il
33° Corso Biennale Allievi Sottufficiali. Nel 1985 ha ottenuto
l’abilitazione civile al lancio con il paracadute. Attualmente presta
servizio, con il grado di Maresciallo A.s.U.P.S., presso il Comando
Territoriale Carabinieri di Aosta.
Michele
Maurino
è nato l’11 settembre 1946 a Valpelline (AO), nella caserma dei Carabinieri
retta dal padre. Arruolatosi nell’Arma dei Carabinieri nel 1966, ha
frequentato il 19° Corso Biennale Allievi Sottufficiali. Nel corso della sua
lunga carriera, ha comandato diversi nuclei dell’Arma territoriale del
Comando di Aosta. Ha conseguito la qualifica basica alpinistica, la qualifica
di tecnico nazionale di soccorso alpino e il brevetto di istruttore militare
scelto di alpinismo, presso la Scuola militare alpina di Aosta; ha, inoltre,
svolto attività di istruttore in corsi alpinistici riservati a militari
dell’Arma territoriale e ai Carabinieri Paracadutisti e ha tenuto corsi di
ambientamento alpino per il personale di volo dell’Arma dei Carabinieri e
per i cadetti dell’Accademia aeronautica di Pozzuoli. Raggiunto il Grado
apicale dei sottufficiali ed ottenuta la Medaglia militare Mauriziana, è in
congedo dal 1997.
02/02/2005
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LE RUBRICHE |
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Carabinieri ai check point
stanotte i cattivi dormono
NASSIRIYA - Il vento vela di sabbia il tramonto
mentre la colonna dei blindati dei carabinieri della MSU
oltrepassa l'ultimo check point di Camp Mittica. Il buio
si avvicina in fretta nel deserto e e Nassiriya, senza
energia elettrica, è presto immersa in un notte scura. Il
Pajero corazzato del colonnello Paolo Nardone fila silente
a fare spenti, guidato con mano sicura da Ciro, l'autista,
che pare avere la vista di un gatto e non perde la pista
del blindato che lo precede, accendendo solo a tratti e
per un attimo il lampeggiante blu. Dietro altri due
blindati con i paracadutisti del Tuscania, le sagome degli
uomini alle mitragliatrici sulle ralle si vedono appena
nel buio. Seduto dietro al colonnello c'è
"Cigno", volto aguzzo di guerriero antico che
pare scavato nella pietra ruvida, "l'angelo
custode" del comandante. Ha più di quarant'ann Cigno
e di cose che gli uomini comuni non possono nemmeno
immaginare ne ha davvero viste tante. Ha più quarant'anni
ma si muove sempre con l'agilità elegante che gli ha
guadagnato il nome di battaglia. Si definisce "socio
fondatore" del Gis, il Gruppo Intervento Speciale
dell'Arma, l'elite dell'elite. Vi possono accedere solo i
carabinieri del Reggimento Paracadutisti Tuscania e dopo
selezioni durissime. Cigno è stato uno dei primi Gis: con
gli altri pionieri ha copiato quel che ha potuto dai corpi
speciali stranieri, il resto se lo è inventato creando un
reparto unico al mondo.
Il Gis ora è in Iraq, punta di diamante della Msu, a cui
sono affidati gli incarichi più delicati. Cigno guarda
nella notte e sa che laggiù nel buio, da qualche parte,
ci sono i suoi compagni del reparto che guardano passare
la colonna.
In città l'euforia dell'elezioni è ormai passata. Le
strade sono nuovamente deserte anche se il coprifuoco è
terminato, ai crocicchi i lampeggianti delle auto della
polizia irachena illuminano a scatti i rari passanti,
ombre furtive che corrono verso casa. La colonna dei
carabinieri si ferma al primo posto di blocco iracheno: la
missione di questa notte è controllare che i mesi di
paziente addestramento agli agenti della nuova polizia
diano ora i loro frutti. La voce del colonnello Nardone si
chiama Orso ed è un maresciallo che parla un arabo
impeccabile. E' lui che chiede agli agenti iracheni come
si sentono, se hanno paura. Loro rispondono che no, che
sono pronti a reagire a qualsiasi minaccia, che sono
contenti che nella notte ci siano anche i carabinieri.
Picchio, il giovane maresciallo del Tuscania che comanda
la scorta, dispone gli uomini e i mezzi con pochi cenni:
da quando è in Iraq ha lasciato crescere la barba scura
che non riesce però a mascherare la sua giovane età.
Eppure, come Cigno, si muove con calma decisione,
ripetendo gesti che paiono spontanei e invece sono stati
studiati a lungo. Ogni atto è dosato, nessuno gioca alla
guerra, questa è gente che è tanto in gamba da non
sentire il bisogno di dimostrarlo. Agli agenti della Local
Police si lascia qualche torrone e una cassa di Coca poi
si imbocca nuovamente la notte. Dal finestrino si vede
scorrere il centro di Nassiriya, l'ombra della Cpa
assediata a maggio dove il buio nasconde i colpi dei
mortai, l'ospedale protetto da guardiani armati di fucili
d'assalto.
Prossima fermata: il quartiere generale della polizia di
Nassiriya, un palazzone sporco protetto da barriere
antikamikaze e dai corridoi affollati da gente armata. La
colonna dei carabinieri entra in fretta. Nardone scende
con calma, seguito da Cigno che non lo perde mai di vista.
Al primo piano che la sala operativa dove affluiscono
tutte le segnalazioni delle pattuglie sparse in città. E'
da lì che si affaccia Squalo, il tenente colonnello De
Guardo, che comanda le Vipers, le vipere, le squadre della
Msu che formato l'unità di manovra. "Tutto sembra
essere tranquillo" dice con l'aria distaccata di chi
da sempre è stato a contatto con il pericolo. Due
traccianti illuminano la notte lontano.
"Festeggiamenti" dice sornione Squalo. C'è il
tempo per un caffè.
Il colonnello Nardone beve e stupisce l'ospite iracheno
agitando elegantemente la tazzina: un gesto arabo per dire
che basta, grazie. Il resto della scorta è al suo posto.
Ogni uomo ad una finestra, all'imbocco di una scala. Un
dispiegamento automatico che non ha bisogno di ordini e
che suscita l'ammirazione degli agenti iracheni,
visibilmente invidiosi di quei soldati che vengono da
tanto lontano ma che si muovono a loro agio.
Si riparte per la notte, ancora un posto di blocco e
ancora una sosta. Nel buio, lontano, guizzano i fari di
un'auto che si spengono all'improvviso. Gli occhi di Cigno
si stringono mentre guarda attento l'ultimo lampo di luce.
Poi un altro bagliore rompe la notte. Cigno si rilassa:
sono i suoi colleghi del Gis, sono loro che emergono dal
deserto e controllano l'auto sospetta che si è avvicinata
senza vederli. Un altro lampo: tutto a posto. Si torna
verso il centro mentre dalla radio avvertono che ci sono
spari al ponte Charlie, il terzo che attraversa l'Eufrate.
E ai carabinieri che tocca monitorare le forze irachene in
città: un dovere che si sono guadagnati addestrando
giorno dopo giorno per lunghi mesi gli agenti della Nuova
Polizia mentre l'esercito pensava a quelli del New Iraqi
Army. E in questa notte i risultati di quel lavoro
paziente e difficile si vedono. Le pattuglie sono al loro
posto, nessuno manca, tutti sembrano essere consapevoli
del loro ruolo.
Un ultimo giro verso la periferia est poi la colonna torna
verso la base ed è il momento più pericoloso. Quella per
Camp Mittica è una strada obbligata, gli agguati che vi
sono stati tesi ormai non si contano più. Ed in Iraq non
esiste un fronte, ogni angolo è un campo di battaglia. La
mina può essere nascosta al ciglio della strada o nella
carogna di un cane. Ci sono però uomini con cui potresti
scendere all'inferno. E tornare. E quelli del colonnello
Nardone sono di quelli. Conoscono il pericolo, se possono
lo evitano ma sono pronti ad affrontarlo. Le regole sono
semplici: se ti sparano cerchi di ripiegare, se colpiscono
un mezzo ci si batte fino a quando non si torna a casa
tutti o si è tutti morti.
Stanotte però i cattivi dormono e i buoni possono tornare
alla loro base, orgogliosi del loro lavoro. Se a Nassiriya
prima, durante e dopo il voto non è successo nulla, non
è morto nessuno è anche merito loro.
(
2 febbraio 2005
) |
|
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A Fiesole la Sezione Carabinieri Paracadutisti "Poggio al
Cerro" era presente con 80 partecipanti. Le foto di partecipazione sono
nella pagina Foto - Album 2004.
Foto riportata a pag. 23 delle Fiamme d'Argento n°10. |